Premessa d’obbligo: il presente articolo è stato redatto antecedentemente al 25 settembre, ovvero quando ancora non si conoscevano i risultati della competizione elettorale.
Tuttavia, nonostante l’incertezza sui futuri equilibri parlamentari e, soprattutto, sul Governo cui sarà affidata la guida del Paese, cimentarsi con le aspettative del mondo professionale non dovrebbe essere molto difficile. Questo per due ordini di ragioni: in primo luogo poiché negli ultimi anni si è notevolmente
innalzato il livello del confronto tra politica e professioni, con le rappresentanze di queste ultime che hanno saputo costruire proposte circostanziate e credibili, che spesso hanno registrato un apprezzamento bipartisan; in secondo luogo poiché la politica divisa su molte questioni ha frequentemente trovato unità d’intenti, seppure con qualche sfumatura, quando si è cimentata con le tematiche relative alle libere professioni (si pensi, ad esempio, all’accesso ai fondi strutturali europei o all’equo compenso).
Viene allora naturale nutrire qualche legittima aspettativa per la prossima legislatura, ricordando però che fino a ora, indipendentemente dal colore delle maggioranze parlamentari e dei governi, i professionisti non hanno mai rappresentato una priorità per la politica.
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