Come Odontologo forense e Presidente della Sezione ANDI Pesaro ho un punto di osservazione che mi ha permesso di riscontrare un’alta percentuale di contenziosi proveniente dall’Odontoiatria commerciale e dalle strutture di capitale. Anche raffrontandomi con i colleghi Odontologi della mia regione e di quelle limitrofe, ho avuto la conferma di tale percezione. Certo è un punto di visto geograficamente circoscritto e non può avere una valenza nazionale, ma il nostro riscontro evidenzia come la grande maggioranza delle richieste di risarcimento per danno odontoiatrico si sviluppi nelle strutture di capitale.
Una criticità è rappresentata dal rischio di fallimento di tali strutture che possono anche chiudere improvvisamente con conseguente abbandono a se stesso del paziente (talvolta anche con lavori pagati in anticipo e non consegnati), il quale non sa più a chi rivolgersi.
Tra gli ulteriori aspetti che si riverberano sui contenziosi ha un ruolo importante il turn-over tra i collaboratori delle strutture che fa sì che le cure prestate vengano eseguite da medici che spesso cambiano o con prestazioni rese a compartimenti stagni e con poca integrazione tra le varie figure. Capita addirittura di rilevare contrasti sulle scelte terapeutiche intraprese tra i vari professionisti che si alternano nella cura del medesimo paziente.
Le problematiche medico-legali di malpractice che emergono dalle strutture sono quasi sempre le stesse: in particolare casi di overtreatment, inappropriatezza di cura (si tende ad omologare i piani di trattamento ad es. con all-on-four e Toronto), assenza di personalizzazione del trattamento; assenza di alternative terapeutiche.
Abbiamo anche riscontrato che spesso, in caso di contenzioso, i legali dei pazienti faticano a ricevere la documentazione clinica. Le strutture spesso sono reticenti e non rispondono alle richieste di restituire la documentazione impedendo di fatto la possibilità di avviare strategie conciliative stragiudiziali con conseguente inevitabile ricorso alle cause di merito determinando notevoli aggravi di spesa per tutti e lunghezza dei tempi.
Questo stato di cose porta inevitabilmente ad un sovraccarico di lavoro per le Assicurazioni che, non potendo spesso chiudere precocemente il contenzioso, si trovano costrette ad affrontare i tempi e i costi di procedimenti legali.
I colleghi che lavorano nelle strutture vengono spesso coinvolti nei contenziosi loro malgrado, anche quando il loro coinvolgimento è risultato assolutamente marginale ed ininfluente nella produzione del danno e responsabilità.
Per avere una stima quantitativa del contenzioso ipotizzabile, si deve considerare che quanto emerge dalle pratiche legali è solo la punta dell’iceberg, poiché la stragrande maggioranza dei fallimenti non determina sempre l’innesco del contenzioso, laddove molti pazienti preferiscono rinunciare e perdere quanto già versato, piuttosto che addentrarsi in un percorso legale. Questo aspetto riguarda la maggioranza dei pazienti che non hanno la forza (anche economica) o la voglia di denunciare. Naturalmente queste circostanze valgono a prescindere dal fatto che si tratti di studio professionale o di una struttura di capitale.
Tra le ulteriori anomalie riscontrate, risulta che i soggetti responsabili di malpractice sono spesso gli stessi che reiterano i medesimi errori. Vediamo che sono ricorrenti i nomi di colleghi già condannati a risarcire in più cause precedenti. Un aspetto credo che sarebbe opportuno diventasse oggetto di seria riflessione da parte delle Compagnie di Assicurazione e, per quanto attiene ANDI, di Oris Broker.
Infine, è di estrema importanza il tema che riguarda la figura di riferimento per la stesura del Piano Terapeutico, che dovrebbe necessariamente essere un Dentista, mentre nei fatti risulta come, frequentemente, questo sia proposto da un soggetto, il cosiddetto “commerciale”, che nella maggioranza dei casi, non è Medico Odontoiatra.
Dott. Daniele Martinelli
Presidente ANDI Prov.le Pesaro-Urbino
Odontologo Forense
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