La bozza di decreto legislativo per la revisione dell’Irpef in attuazione dell’articolo 5 della legge delega per la riforma fiscale conferma, con qualche elemento di sorpresa, le anticipazioni riportate dai media nelle ultime settimane.
La prima novità, non di poco conto, sta nel fatto che gli interventi previsti vengono introdotti non a regime, ma per il solo 2024. In altre parole, la conferma negli anni successivi dipenderà dal reperimento delle relative risorse nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica. Entrando nel merito dell’articolato della bozza di decreto, si osserva che sull’Irpef vengono previsti tre specifici interventi, ovvero:
- l’equiparazione della no tax area dei lavoratori dipendenti con quella dei pensionati;
- la riduzione dell’aliquota del secondo scaglione Irpef dal 25% al 23%;
- l’introduzione di una franchigia di 260 euro sulle detrazioni al 19%.
Se la prima misura riguarda specificamente i dipendenti, determinando un risparmio d’imposta massimo di 75 euro annui per coloro che si producono redditi non superiori a 15mila euro, e la terza trova applicazione soltanto nei confronti dei contribuenti con redditi superiori a 50mila euro, è interessante in questa sede concentrarci sulla seconda. Precisando che, in ogni caso, l’insieme delle nuove misure produrrà benefici per i contribuenti da un minimo di zero a un massimo di 260 euro annui. In altre parole, quindi, la revisione dell’Irpef introdotta nel 2024 non penalizza alcun contribuente soggetto all’imposta.
La riduzione di due punti dell’aliquota dell’attuale secondo scaglione Irpef determina la “fusione” dei primi due scaglioni d’imposta, con l’applicazione dell’aliquota del 23% sui primi 28mila euro di reddito. In buona sostanza, nel 2024 l’Irpef sarà modulata in tre aliquote da applicare su tre scaglioni di reddito, ovvero:
- fino a 28mila euro, con aliquota del 23%;
- oltre 28mila e fino a 50mila euro, con aliquota del 35%;
- oltre 50mila euro, con aliquota del 43%.
Per i professionisti il nuovo assetto dell’Irpef genera, rispetto al precedente, i seguenti effetti:
- per coloro che dichiarano redditi fino a 15mila euro non cambia nulla;
- coloro che dichiarano redditi superiori a 15mila euro e fino a 28mila euro beneficiano di un risparmio d’imposta annuo di valore pari al 2% della differenza tra il reddito dichiarato e 15mila euro (ad esempio a 20mila euro di reddito il risparmio è pari a 100 euro, ovvero il 2% di 5mila);
- coloro che dichiarano redditi da 28mila a 50mila euro computano una minore imposta pari a 260 euro;
- coloro, infine, che dichiarano redditi superiori a 50mila euro possono registrare minori imposte variabili tra zero e 260 euro a seconda dell’ammontare delle detrazioni al 19% a cui hanno diritto.
Andrea Dili
Dottore commercialista
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